Lui è Lillo. Poco più di due anni. Razza meticcia, vagamente malinois. Sotto il pelo bianco e fulvo spicca il costato, perennemente a vista, da cane di canile. Non si riesce a farlo ingrassare di un grammo. Denutrito? Macchè. Lillo detto anche Lilluzzo mangia come un lupo ma trascorre il tempo nel box a girare e girare e rigirare forsennatamente su se stesso, sull’orlo della follia. Come se urlasse incessantemente: via da qui, via da qui, portatemi via da qui... La detenzione proprio non fa per lui e la subisce da quasi due anni. È entrato in canile che aveva sei mesi. Smarrito, forse. Forse abbandonato. Di certo nessuno è venuto a bussare per chiedere di lui. Fu trovato ad aprile di due anni fa mente scorazzava sul ciglio di una provinciale rischiando d’essere investito ad ogni passo. Segnalato, accalappiato, finito in canile, dove ha cominciato a rincorrere la propria coda senza fermarsi mai, di giorno e di notte. Eppure Lillo è due cani in uno. La storia triste finisce tutti i giorni quando si apre la porta del box. Varcata la soglia, appena un passo fuori e Lillo scende dalla pazza giostra dei giri e rigiri. La coda piumata s’impenna, il cuore rallenta. Lecca, corre, salta. Gioca. Si trasforma. Se gli tiri una pallina diventa matto sì, di tutt’altra pazzia. S’inchina, sfreccia, si rotola, l’afferra, la scuote stringendola fra i denti come un oro olimpionico e… la riporta. Chi glielo abbia insegnato lo sa il cielo. Forse lo ha imparato in una vita precedente. O forse a suggerirglielo è il suo temperamento formidabilmente incline all’amicizia umana. Ha il fiuto di un segugio finissimo. Il cuore caldo e aperto di un amico generoso e sincero. Gli occhi fieri e stracolmi d’affetto. Le guance scarne perennemente offerte alle carezze, il costato agli abbracci. Lo sguardo disponibile a guardare lontano e il cuore lanciato oltre le sbarre, già fra le braccia della famiglia. Per maggiori informazioni contattare su WhatsApp con una breve presentazione al +[hidden] Sonia